Sullo stare insieme (di Stefano Dalto)

2Duzy

Sullo stare insieme

I titoli di coda iniziarono a scorrere. Si volse per pochi istanti verso di lei. Vide, per quanto fosse possibile dalla semioscurità, che anche i suoi occhi erano lucidi. In cuor suo sentì una soddisfazione: anche lei aveva provato lo stesso sentimento, avevano condiviso un’emozione reale davanti a quella che in fondo era una finzione.

Il film era terminato in modo drammatico: un bimbo di quattro anni non era riuscito a sopravvivere a una rara malattia. Vani erano stati i disperati tentavi dei genitori fino al tragico epilogo.

La sala si stava svuotando ma Sara era rimasta seduta sulla sua poltroncina. Stringeva in mano il biglietto dove vi era stampato il titolo del film e il posto numerato.

Andrea le porse il cappotto con un gesto che la invitava ad alzarsi. Lui sapeva il perché di quel comportamento. Poche settimane prima avevano perso il loro bambino. Lo gratificava il fatto di non aver detto a nessuno della gravidanza di Sara: nessuna commiserazione da ricevere in cambio di una brutta notizia da dare.

Si avvicinò a lei. Voleva stringerla a sè mentre scendevano i gradini illuminati uno ad uno da una fioca luce radente.

«Andrea..» gli disse sottovoce quando, usciti dalla platea si erano ritrovati nella hall del multisala, «…non abbiamo perso il bambino. Sono io che ho deciso di abortire». Lui si fermò. Guardò quella donna che gli parlava con una voce da pianto ma con gli occhi asciutti.

Nella sua mente Andrea rifiutò quella versione. Si sentì in colpa per non averla sostenuta abbastanza negli ultimi tempi, per essere spesso lontano per lavoro.

«Cosa dici? Non ti ricordi? Ti ho portata io in ospedale, ti sentivi poco bene. Scusami Sara. In quest’ultimo periodo ti ho lasciata sola, mi sono fatto trascinare dal lavoro ma ti prometto…». Lasciò il discorso a metà. La televisione appesa dl soffitto della hall trasmetteva immagini in diretta di un attentato avvenuto mezz’ora prima e tutt’attorno la gente era rimasta a guardare sullo schermo scene di reale disperazione fatta di fumo, sangue, sirene e luci dei mezzi di soccorso. La speaker con voce concitata rendeva il tutto più drammatico.  In pochi minuti erano passati da una rappresentazione del dolore alla realtà dello stesso anche se mediata sempre da uno schermo.

Ma per Andrea, il passaggio era anche da una realtà così come gli era sembrata ad un’altra, diversa. Sara riprese il discorso.

«Guardami Andrea, non sono depressa. Avevo abortito il giorno prima. Ho abortito perché non volevo un figlio da te….con te non sono più felice».

Andrea rimase fermo mentre lei iniziò ad incamminarsi verso l’uscita. Mentre la guardava ebbe la sensazione che gli risucchiasse tutte le forze portandosele fuori con lei. Le voci e le immagini si fecero confuse. Fissò una signora che stava guardando anche lei lo schermo della tv. Al suo fianco, probabilmente il marito, la teneva sottobraccio. Stavano commentando. Andrea riuscì a sentire mentre, indignata, diceva quanto fosse orribile quello che l’uomo riesce a fare ai suoi simili. Andrea alzò lo sguardo verso la grande porta a vetri. Sara non c’era più, era già uscita.


Stefano_D, 18.03.2018    graphic   Stefano_D




Attimi © 2006-2016
A tribute to Umberto Tozzi
SMF 2.0.13 | SMF © 2011, Simple Machines
Enotify by CreateAForum.com
TinyPortal © 2005-2012

Indietro all'articolo