Biografia di Umberto Tozzi

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TOZZI (POSTE ’80)

Da quando internet ha permesso ai fan di Umberto Tozzi di interagire e confrontarsi sul vasto repertorio del cantautore torinese, si sono susseguiti moltissimi dibattiti ed approfondimenti riguardo tantissimi aspetti a lui correlati. Anche sul nostro forum, Attimi, negli anni sono state aperte tantissime discussioni per eleggere le migliori canzoni, i migliori album, le migliori copertine, e molto altro ancora. In merito agli album alcuni titoli, con maggiore frequenza si sono imposti su altri. Tra questi si ritaglia un posto in primissima fila l’album TOZZI del 1980, da molti indicato anche con il nome di “Poste ‘80” per via della copertina che ritraeva Umberto in un francobollo con tanto di timbro postale.

 

L’ottimo lavoro fatto l’anno precedente per l’album Gloria, convince Umberto che la strada intrapresa con il musicista e arrangiatore americano Greg Mathieson è quella giusta, e che bisogna continuare in quella direzione: legare la poesia della lingua italiana ad un sound di grande respiro internazionale. Il ritorno negli Union Studios di Monaco di Baviera avviene confermando in buona parte la stessa squadra del disco precedente. Ma per un ulteriore salto di qualità, Mathieson convince Umberto ed il produttore Giancarlo Bigazzi ad ingaggiare un pezzo da novanta, in termini calcistici quello che oggi verrebbe definito un “Top Player”, ovvero Lee Ritenour. Il chitarrista americano vantava già un curriculum di tutto rispetto con grandi collaborazioni a livello internazionale, diventando in breve tempo un session man molto richiesto.

La presenza di Lee Riteneur da all’album una chiara connotazione rock, ed il chitarrista californiano si ritaglia un ruolo fondamentale e facilmente riconoscibile. Abbinando questo elemento alla maestria di Greg Mathieson alle tastiere e negli arrangiamenti, ed alla grande capacità compositiva di Tozzi e Bigazzi, il risultato finale non poteva che essere esplosivo. Ulteriore valore aggiunto, le eccezionali capacità interpretative di Umberto, le quali trovano in questo disco una delle migliori espressioni della sua carriera.

 

Della realizzazione di questo disco, esiste un raro video realizzato all’epoca dalla Rai e curato dal critico musicale Mario Luzzato Fegiz. Il documentario, dal titolo “Intrigo a Monaco”, testimonia l’atmosfera piacevole e rilassata che si respirava in studio durante la realizzazione del disco e ci mostra il modus operandi del duo Bigazzi/Tozzi. Particolarmente significativo in tal senso una scena iniziale dove si vede i due simpaticamente discutere sulla composizione del brano Luci ed Ombre, lasciando emergere la paternità della parte melodica a Bigazzi, mentre il ritornello con atmosfera country rock appartiene ad Umberto.  

 

Le canzoni

 

Il compito di aprire e lanciare il disco viene affidato al brano Stella stai. E’ uno dei rarissimi casi, nella carriera di Tozzi, in cui il brano di punta non coincide con il titolo dell’album. Scelta dettata dal voler valorizzare il più possibile l’intero lavoro e non metterlo all’ombra di una grande Hit. Stella Stai diventa ad ogni modo un brano di grande successo e consolida la popolarità di Umberto Tozzi. E’ forse la canzone simbolo del “non-sense” lirico del duo Bigazzi-Tozzi, dove si cerca soprattutto la sonorità delle parole per una perfetta aderenza con la melodia, a dispetto di qualsiasi significato. Ma la canzone ha una sua validità, a cominciare da un ritmo incalzante per poi passare ad un ritornello che conquista e resta facilmente in testa “Colorando il cielo del sud, chi viene fuori sei tu, sei tu, colorando un figlio si può dargli i tuoi occhi se no, se no, che torno a fare a questa porta, voglio tenerti fra le mie braccia, altrimenti torno a lei, lo sai, per questo stella stai. Scivola, scivola, scivola…”. Il brano non sale sul podio, ma viene subito dopo il trittico Ti amo – Tu – Gloria. La grandezza di Stella Stai è confermata anche dalla sua recente riscoperta, visto che il brano è stato ripreso per la colonna sonora del film Spider-man, Far From Home e utilizzato per una importante campagna pubblicitaria per la quale è stata reinterpretata addirittura dalla grande Mina. Così come l’intero album, di Stella stai esiste anche una riuscitissima versione in lingua spagnola dal titolo Claridad. Resta invece il rammarico per una mancata versione in lingua inglese. Le potenzialità radiofoniche di Stella stai erano tali che una versione in lingua anglosassone avrebbe potuto ripetere il successo planetario di Gloria nella versione di Laura Branigan.

 

 

Segue un altro pezzo da 90, A cosa servono le mani. Canzone dalla composizione straordinaria ed originale, con continui cambi di passo e di ritmo. Canzone che conferma una volta di più le grandi doti di Tozzi come compositore. Note di merito anche al testo, lungo ed articolato, frutto del genio di Giancarlo Bigazzi “suonavo il pianoforte su di lei, credevo fosse un'arte e adesso che ne faccio delle mani se lei non c'è”. Forse troppo lunga per le radio, non è mai diventata un singolo. Resta comunque un grande classico per i fan. La felice intuizione di includere la canzone in una raccolta da 800 mila copie come Le mie canzoni del 1991 ha comunque permesso al brano di raggiungere un pubblico più esteso.

 

Con la terza traccia apprezziamo la vena rock del cantautore torinese in una delle sue rappresentazioni meglio riuscite. Calma gode di un arrangiamento straordinario ed un’ottima esecuzione, con la chitarra di Lee Ritenour in bella evidenza. Così come in tutto il disco, Tozzi alterna tonalità alte e basse e da sfoggio del suo falsetto. Il testo ci racconta di una relazione che deve fare i conti con i problemi della quotidianità “Tenga domani non venga un altro lavoro chi me lo darà”, e riesce a risolverli grazie all’amore “Scusa qui nessuno ti accusa, chiuso ti ho portato una rosa, vedi che non sono poi tanto orso e ti penso sempre e poi tu mi compri solo sorridendo”. Come altri pezzi di questo album, la canzone si fa apprezzare dal vivo, e anche se Tozzi negli anni ha smesso di proporla in scaletta, per fortuna l’album live In Concerto ha lasciato una traccia indelebile.

 

Chiude il Lato A la ballata “Fermati allo stop”. Brano melodico, meno rock, con atmosfera più soft, quasi a voler rasserenare l’anima dell’ascoltatore dopo la frenesia del brano precedente. Un invito a fermarsi e non lasciarsi sopraffare dal ritmo della vita moderna. Un invito a guardarsi intorno e soffermarsi su quei dettagli che nella fretta non sempre riusciamo a notare ed apprezzare. A spezzare l’incalzare di flash ed affreschi, un ritornello arioso “alla Tozzi”, una vera parentesi nel testo come dice la stessa canzone “La parentesi nel testo è per te, anima mia e poi dimmi che non ho fantasia, tu sei oh tu sei un raggio di luce che parla e che tace, L'unica voce che ho”.

 

Si torna a sonorità più rock con la prima traccia del Lato B, Dimmi di no. Si tratta, dopo Stella stai, del brano più popolare di questo album. Praticamente immancabile nelle scalette live e sempre presente negli album dal vivo di Umberto. Al centro della canzone, 30 secondi di pura goduria musicale, con il falsetto di Umberto ad accompagnare le tastiere di Greg Mathieson. Il testo ci racconta di un amore tormentato, dove il protagonista invoca un no definitivo per voltare pagina “Dimmi di no e così non ci penso più, sparirò quando ci sei tu, starò attento a non incontrarti, ad odiarti ci proverò ma non credo ci riuscirò”, anche se il sentimento e l’attrazione fisica sono ancora dominanti “Oggi con te sarebbe sempre amore vero, anche e soprattutto far l'amore, e di più chi mi manca non è l'abitudine a te e al tuo bianco pigiama”.

 

Con la successiva ed intensa Gabbie, Umberto Tozzi e Giancarlo Bigazzi ci portano tra i palazzi di periferia di una grande città del nord, tra famiglie di immigrati “Brandelli di Sicilia fra le nebbie”, abbandono scolastico “Me ne andai lunedì da scuola pieno di rabbia”, tossicodipendenza “il coraggio non è che una siringa per me”. Un contesto dove sbagliare strada è facile “farsi giustizia da sé è diventata una febbre” e dove non sempre si ha il lieto fine. Dal punto di vista musicale, il brano è perfettamente in linea con la produzione del disco.  Greg Mathieson, Lee Ritenour e tutti gli altri musicisti accompagnano il cantato di Umberto regalando la giusta colonna sonora alla storia raccontata. Brano che si apprezza ancora di più nella versione live del già citato disco dal vivo In Concerto con un finale strumentale da brividi.

 

 

Come già successo con Calma, Tozzi e Bigazzi approfittano di una canzone d’amore per toccare anche tematiche sociali. E così dopo aver parlato della perdita del lavoro e dei conseguenti problemi economici,

con Nemico Alcool si parla di dipendenza. Il tema della droga è spesso stato presente nelle canzoni di Tozzi, in questo caso si affronta il tema della dipendenza dall’alcool. Una dipendenza che può portare alla rovina di una carriera lavorativa, così come alla fine di una relazione “e pensa che anche lei ti odiava al punto che

mi ha detto o me o lui ed io pazzo ho scelto lei”. Uscire da una dipendenza non è facile, ed infatti nella canzone il protagonista sembra vivere di alti e bassi tra la voglia di smettere “fai che adesso sia l'ora che lei ritorni e ad un altro vada tu”e devastanti ricadute “vai giù nemico alcool tira fuori le virtù che hai”.

 

Il disco si conclude con l’ottava ed ultima traccia Luci ed Ombre. Altra canzone nella quale si alternano diversi cambi di ritmo, con una netta distinzione tra le strofe, melodiche e con un arrangiamento drammatico ed in linea con il testo, ed un ritornello più veloce e con un arrangiamento dove prevalgono le chitarre. Ancora una volta, la storia d’amore raccontata è il pretesto per dare spazio anche a tematiche di vita quotidiana “Un giorno al mare amore mio un po' al risparmio tu ed io fette di pane ed allegria, la cinquecento di papà e chi la cambia finchè va, e poi quanti ricordi ha” e di natura esistenziale “Cento scalini fin lassù, attenta vado avanti e tu dammi la mano amore mio, che strano come una città di clackson possa dire addio e e faccia ancor pensare a Dio”.


Domenico, 26/09/2020 graphic by Stefano_D



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