Biografia di Umberto Tozzi

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Da una finestra ti vedevo andar via

 

Miriam se ne stava in spiaggia con la sua compagnia. Due giorni prima aveva dato un esame all’università; aveva deciso che una domenica al mare poteva proprio permettersela prima del successivo impegno previsto per metà luglio.

Quando arrivò Davide con due suoi amici, Miriam non potè far nulla per evitare di guardarlo.

Era quel che si dice un bel ragazzo, con le sue spalle larghe, il ventre piatto e muscoli che denunciavano delle costanti presenze in palestra.

Anche le sue amiche lo notarono ed iniziò tra loro un tam tam silenzioso fatto sguardi, sorrisi e colpetti di gomito.

Anche lui, seppure inconsapevolmente, non si sottraeva dal farsi notare. Non rimase lì con loro, ma si tuffò in acqua nonostante fosse un pomeriggio di fine maggio e l’acqua non proprio tiepida. Iniziò a nuotare fino al limite del pontile per poi ritornare indietro.

Dallo zainetto estrasse un asciugamano e si rivestì. Portava dei pantaloni con molte tasche, degli scarponi sempre slacciati e una camicia con le maniche arrotolate.

Più tardi Miriam se lo ritrovò su un divanetto in vimini del bar della spiaggia. Fecero le presentazioni. Non capì cosa facesse esattamente di lavoro. Le disse di aiutare lo zio che aveva un’autofficina, ma di occuparsi prevalentemente di vendere le automobili…insomma, era spesso in giro….

Era diverso da Massimiliano, anzi quasi l’opposto.

Si erano conosciuti alcuni anni fa dopo il trasloco per lavoro che aveva dovuto fare il padre di Miriam, così erano andati ad abitare nella stessa via. Era frequentando il quartiere e la stessa scuola che si erano conosciuti. Massimiliano era poi andato all’università e Miriam lo incontrava nei pomeriggi in biblioteca. Poi si era iscritta nella sua Facoltà e quindi capitava che s’incontrassero di nuovo nelle pause di lezione oppure nel tragitto in treno.

Avevano entrambi il numero di telefono di uno e dell’altra: se lo erano scambiati un giorno mentre erano con amici comuni per organizzare un’uscita. Tuttavia, nonostante Miriam avesse creato delle occasioni queste non si erano mai evolute.

Massimiliano si era sempre dimostrato premuroso verso gli impegni scolastici di Miriam, ma non era mai andato oltre. Nonostante Miriam gli piacesse, non aveva mai voluto fare quel passo in più che lo separava da una storia possibile. Non si sentiva pronto e sapeva che con questo comportamento prima o poi Miriam avrebbe perso quell’ interesse particolare che dimostrava nei suoi confronti. Quanto avrebbe sofferto nel perdere l’interesse di Miriam non poteva però immaginarlo.

Davide era un tipo pratico, con lui non esistevano le sfumature. Non lo sapeva neanche lei cosa lo rendesse affascinante al di là della bellezza. Con lui successe tutto velocemente e Miriam si sentiva innamorata. Passò il mese successivo a studiare per l’esame tutto il giorno, ma alla sera passava Davide a casa sua per portarla fuori. Massimiliano, quando sentiva il rumore della moto, si affacciava alla finestra, la vedeva scendere, sorridergli, mettersi il casco e sparire abbracciata a lui. Si rese conto che l’aveva persa, che lui non era più importante: era uno qualsiasi e quindi nessuno.

Dopo alcune volte, quando sentiva il rumore della moto, iniziò a non guardare più. Incominciò a non sopportare quella situazione. E quando gli capitava d’incontrare Miriam da qualche parte la salutava freddamente: non riusciva più a parlarle.

 

Una sabato sera di fine agosto Davide passò a prenderla. Le promise di portarla ad una festa dove si sarebbe divertita.

Fecero una serie di stradine non asfaltate, attraversarono l’argine ed entrarono dove una volta c’era il letto del fiume finché non  arrivarono ad una casa fatta in sassi.

Nel cortile c’erano diverse auto e moto, parcheggiate in modo disordinato. Si tolsero il casco e solo allora poterono sentire il volume della musica che si diffondeva all’esterno. Entrarono. Non c’era un’unica stanza, ma tanti piccoli ambienti, ognuno con una musica diversa e divani dove gente seduta fumava e rideva. Nella stanza più grande era sistemato un bancone. Un tipo riempiva bicchieri svuotando caraffe e li appoggiava sul bancone. Miriam non sapeva cosa esattamente fosse quello che si era trovata nel suo bicchiere. Ne assaggiò con un sorso il contenuto ma non andò oltre. Tra tanti volti anonimi riconobbe Patrizia. Si erano conosciute alle superiori, ma poi si erano perse di vista. Si salutarono velocemente. In un’altra situazione Miriam sarebbe rimasta indifferente a quell’incontro. In quel caso invece le sembrò una presenza rassicurante. Davide la fece sedere, ma l’abbandonò quasi subito. “Non ti muovere, torno subito!” le aveva detto.

Lei non rispose. Con lo sguardo lo seguì mentre lui con un suo amico prese le scale e salì di sopra.

La cosa non le piacque. Aspettò dieci minuti. “Adesso arriva” pensò. Invece non succedeva nulla. Poco dopo scese l’amico da solo. La sua preoccupazione aumentò.. Avrebbe voluto che Davide si prendesse cura di lei, ma in realtà, adesso che ci pensava, non era mai successo. Di questo ora provava delusione. Si fece coraggio e decise di salire al piano di sopra. Fece le scale e si trovò in un corridoio buio. Le porte erano chiuse tranne una che era rimasta semiaperta. Da quella stanza usciva una luce. Fu naturale per lei avvicinarsi, spostò la porta e steso sul letto vide Davide. Era da solo e per terra c’erano delle bottiglie e fili di fumo sospesi nel vuoto.

“Stai male? Hai bisogno di qualcosa?”

Davide non le rispose. La guardò con gli occhi arrossati, le fece una risata e si sdraiò di nuovo sul letto.

Si sentì sola come mai le era successo. Lasciò la stanza, scese e cercò tra le persone Patrizia. “Sei qui con la tua macchina?” le chiese. “Mi devi fare un favore, portami subito a casa”.

La mattina dopo quando si svegliò e si rese conto che il silenzio della domenica mattina avvolgeva tutto quello che stava intorno, iniziò a sentirsi meglio. Apprezzò la sua stanza, le sue cose come se fosse tornata da un lungo viaggio.

Quando uscì dalla doccia accese il telefonino e subito si trovò un messaggio.

Non guardò subito chi lo avesse mandato: era certa che fosse di Davide che la cercava. Poi guardò. Con sorpresa si accorse che lo aveva mandato Massimiliano. Erano mesi che non ne riceveva più da lui.

Lesse quello che c’era scritto:  “Come stai?” E in quelle poche parole vide quelle attenzioni e sentì l’abbraccio di cui aveva bisogno.

 

 

                                                                                                                                 Stefano_D   3.09.2012


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