Biografia di Umberto Tozzi

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Lyon Part Dieu – Torino Porta Nuova andata e ritorno

 

Quella mattina Angela si alzò presto. Nonostante fosse un giorno normale della settimana avrebbe preparato il sugo, quello buono della domenica, perché quella mattina aspettava l’arrivo del suo fratellino. Sarebbe arrivato in tarda mattinata se all’alba a Lyon Part Dieu non avesse perso la coincidenza per Torino Porta nuova.

Angela vestì la sua bambina, le mise quel vestitino bianco con un allegro ananas disegnato appena sopra l’orlo, fece poi alla piccola due codini frettolosamente davanti allo specchio, si mise il solito ombretto, quello scuro che risaltava gli occhi verdi, e partì verso la stazione di quel paese dove viveva ormai da qualche anno da quando era arrivata in Italia.

I freni del treno fecero un lungo suono stridulo e metallico prima di fermarsi, Angela con gli occhi veloci attraversò il flusso di gente che scendeva dal treno, cercava Christian, eccolo, accidenti com’era diventato grande dall’ultima volta che l’aveva visto, lui veniva verso di lei con quel caschetto regolare, un sorriso e i suoi 14 anni, posò a terra la valigia abbracciò la sorella e salutò la piccola che con un gesto spontaneo si nascose dietro le gambe della mamma.

A Christian piaceva l’Italia, un giorno diceva, un giorno verrò qui e ci vivrò per sempre.

Stava bene in quel piccolo appartamento. Vedeva la sorella serena, ridere ogni qual volta lui raccontasse buffi aneddoti sulla loro famiglia in Francia e con il cognato parlava tanto, spesso di calcio e di auto, già sapeva in cuor suo che un giorno sarebbe diventato un meccanico proprio come lui.

Le giornate passarono in fretta, una mattina come tante, un martedì giorno di mercato, dal balcone Christian sentì per l’ennesima volta in quella mattinata una canzone, corse dalla sorella in cucina richiamando la sua attenzione e le disse «Angèle, j’adore cette chanson», Angela si asciugò le mani andò sul balcone e riconobbe un ritornello che sentiva ultimamente in radio.

Con la scusa di andare a prendere il pane Angela corse giù e comprò quel 45 giri, salì le scale un po’ di corsa con quella bustina rossa trasparente e con un po’ di affanno raggiunse il fratello e porgendogli il disco sorridendo gli sussurrò «Pour toi!», Christian sorpreso da quella tempestività sfilò il 45 giri dalla bustina, osservò una rigida copertina in bianco e nero con un uomo sorridente a braccia conserte sopra, riuscì solo a dire emozionato «merci Angèle»

Il disco fu la colonna sonora dei giorni rimanenti della sua permanenza in Italia, la copertina fissa tra le mani della piccola che in poco tempo sapeva scombinate parole a memoria delle due canzoni del disco.

 Il giorno della partenza prima di chiudere la valigia andò da quella bimba che con il disco in mano gli sorrise, con la poca intenzione di renderglielo. Fece il cenno di metterlo dietro la schiena, forse per lei si trattava di dover salutare lo zio e inconsciamente tenere quel disco era quasi come farlo trattenere ancora qualche giorno con loro. Angela chiese alla piccola di restituire quel disco fino a quando il suo tono non divenne fermo e deciso «Kathy, adesso basta, dai quel disco allo zio!»

La bambina allentò la presa e consegnò il 45 giri al legittimo proprietario, lui si abbassò, le scompigliò i capelli e le disse:

 «Kathy, ti prometto che riporterò questo disco appena tornerò e riascolteremo insieme la musica ogni volta che sarò qui».

Zio Christian mantenne la promessa. Quel 45 giri tornò in Italia per sempre.


Kathy (Per Angela), 20/05/2017                                       graphic by Stefano_D


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