Biografia di Umberto Tozzi

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POSE (August Blues)


Mi arriva un messaggio da Franco: mi invita qualche giorno al mare, nel suo appartamento. Sa che sto passando le mie due settimane di ferie a casa. Petra è dall’altra parte del globo: sta completando il tirocinio con uno stage di 4 mesi a Shangai. Studiare Lingue orientali all’Università comporta una residenza variabile. Per me, da quando è partita, risiede su Facebook, qualche volta su Skype. Il fatto che sia dall’altra parte del globo significa che vive quando dormo e viceversa. Mi soffermo sulle foto della sua pagina, dove lascia le tracce della sua presenza. Non ha modificato la foto profilo. Era maggio quando scattai quella foto. Ricordo che mi aveva fatto fermare l’auto perché aveva visto un campo di papaveri. Era scesa e ne aveva raccolto un mazzo che poi, una volta a casa, mise su un vaso d’acqua, ma il giorno dopo erano già da buttare.  Un’altra foto che ha postato raffigura un colibrì dipinto su una vetrata. Mi ha taggato. Scrive: “La finestra del soggiorno la vorrei così”. Sa benissimo che trovo orribile questa soluzione d’arredo. Rispondo con una faccina verde che vomita. Mi risponde con una serie di emoticon: baci, baci, abbracci, cuoricino. In un’altra foto ha una faccia preoccupata: intorno a lei diverse persone girano per strada con una mascherina che copre il naso e la bocca. In un’altra foto ancora è insieme alle sue compagne. Sono sulla riva del Fiume Azzurro ed è notte. La luna è piena e luminosa. Il riflesso sull’acqua è mosso dalle onde. Petra sembra felice. Anche in questa sono taggato. Lascio un cuore come avviso che l’ho vista.

Franco, deve avermi visto online e dal momento che non gli rispondevo al messaggio, mi ha chiamato. Gli ho spiegato che la città in agosto è bellissima. Ci sono incredibilmente i parcheggi liberi, c’è molto più silenzio e poi alla sera c’è sempre un concerto o un film all’aperto senza interminabili code per fare il biglietto. Puoi andarci tranquillamente all’ultimo minuto. Dall’altra parte del telefono Franco è perplesso: «Beh, se sei contento tu…comunque se cambi idea ti aspettiamo. Sabato arrivano anche Alice e Francesco. Ciao!»

Chiudo la chiamata. Con un semplice tasto è come se spegnessi il rumore delle onde del mare, il profumo della resina dei pini marittimi, il fastidio della sabbia sotto il sole cocente, l’intramontabile piacere di lasciare le impronte sul bagnasciuga.

Avrei dovuto essere contento ma in realtà non lo sono. La verità è che non riesco a star bene in nessun posto. Guardo ancora la foto di Petra: sorride felice con i suoi papaveri in mano. Con l’altra mano mi spedisce soffiando un bacio. Dal terrazzo osservo il tramonto che arriva ogni giorno sempre più in anticipo gettando una lunghissima ombra del campanile sulla piazza quasi deserta. Avverto una inesorabile tristezza, quella tipica della domenica con la differenza però che non dura un giorno, ma quasi tutto il mese d’agosto, finito il quale, finiti questi giorni di vacanza, mi aspetta un implacabile e gigantesco lunedì.


Testo e grafica di Stefano_D (25.08/2017)


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